Soave e il Castello

Alla scoperta delle origini

Soave sorge ai piedi dei Monti Lessini e si presenta come un’amena cittadina medioevale.

Il primo insediamento è certamente di epoca romana, infatti esisteva un importante “pagus” lungo la via Postumia. Il borgo antico, da fonti attendibili, fu però fondato in epoca longobarda da una tribù di Svevi, dai quali deriverebbe, fin dall’anno 568 dell’epoca volgare, il nome “Suaves”, “Suevi” divenuto poi “Soavi” e finalmente Soave.

Le caratteristiche medioevali spiccano dal Castello Scaligero e dai numerosi palazzi costruiti in quel periodo.

Il Maniero domina l’intero territorio e la cortina muraria circonda interamente l’antico borgo. Le Mura Scaligere sono intervallate da 24 possenti torri merlate “alla ghibellina”, i merli superiori hanno infatti foggia a code di rondine.

Il Castello di Soave è una tipica costruzione militare del Medioevo: sorge sul Monte Tenda e domina la vasta pianura sottostante. E’ costituito da un’alta torre, il Mastio, intorno al quale, quasi come attorno ad un perno, si sdoppiano i giri delle mura che raccolgono tre cortili. Le mura, quindi, scendono ad abbracciare tutto il borgo medioevale.

L’origine di questa mole turrita risale all’alto Medio Evo e sorge sulle rovine di una Rocca, antico fortilizio romano.

Da documenti che risalgono al secolo X e da un diploma di Federico Barbarossa si apprende che apparteneva ai Conti San Bonifacio di Verona. Fino all’anno 1232 era in possesso dell’illustre famiglia feudale dei Greppi, che fuggono in Lombardia quando il Castello è conquistato da Ezzelino III da Romano. Alla morte di questi, nel 1259, il Maniero è acquisito alla proprietà del Comune di Verona per mano di Mastino I Della Scala. Dal 1270 il Comune di Verona vi stabilì un capitano. Il Castello antico crebbe d’importanza sotto la dominazione degli Scaligeri che lo rinnovarono lo svilupparono secondo linee di difesa ancora presenti.

Lotte assai aspre si accesero nel tempo per il suo possesso.

Nel 1338 Rolando de’ Rossi da Parma, generale dei Veneziani, messa a soqquadro la terra soavese, si impadronì del Castello. Dopo breve ma strenua lotta, nella quale perirono 400 soldati scaligeri, fu ripreso da Mastino Il della Scala. Cansignorio nel 1369 restaurò il Castello e cinse di mura merlate il paese.

Spentasi la gloriosa dinastia scaligera il 18 ottobre 1387, Soave fu conquistata dai Visconti di Milano e quindi ceduta ai Carrara, signori di Padova, nel 1404.

Costoro lo perdettero nel 1405 ad opera di Galeazzo Gonzaga, che con l’aiuto degli abitanti vi instaurò il dominio della Repubblica di Venezia, la quale ebbe a dichiarare: «Rocha Suapis utilissima nostro dominio».

Nel 1439 Soave subì nuovamente l’assalto e la conquista dei Visconti. Ma nel 1509 le truppe di Massimiliano I d’Asburgo, alleato della lega di Cambrai contro Venezia, imposero il dominio dell’imperatore asburgico. In questo periodo Soave fu teatro di aspre lotte e di scontri sanguinosi. Il Castello e il paese vennero incendiati e 366 Soavesi passati a fil di spada. L’eroismo del capitano Rangone e degli abitanti liberò nel 1511 il Maniero dai nemici di Venezia. Nel 1517 il paese venne simbolicamente consegnato al Provveditore veneziano Andrea Gritti, non ancora eletto Doge.

La «Serenissima», a ricordo delle gesta eroiche del popolo soavese, donò alla comunità un’Antenna e lo Stendardo di S. Marco che si innalza nelle feste civili davanti a Palazzo di Giustizia.

Cominciò allora un lungo periodo di pace che durò quasi tre secoli, fino a Napoleone Bonaparte (1796).

Nel 1556 la famiglia Gritti divenne proprietaria del Castello, che perse in seguito d’importanza e fu trasformato in fattoria. Dallo stato di rovinoso abbandono venne risollevato e restaurato nelle sue «pristine forme» tra il 1889 e il 1897 dal nuovo proprietario, il senatore del Regno d’Italia, Giulio Camuzzoni. Ispirato da un preciso scopo archeologico, riattò e rifece quelle parti della cui esistenza non si poteva dubitare.

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